Lo storico Plutarco, riferendosi nella Vita di Pericle ai monumenti dell'acropoli di Atene, afferma che per la loro bellezza, via via che venivano costruiti erano già classici.
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Lo stesso dovevano aver pensato i contemporanei nei riguardi di Donato Bramante, tanto che Sebastiano Serlio non esitò a includere le sue architetture fra le antichità del Terzo Libro: una riprova del carattere esemplare, anzi normativo, che esse avevano immediatamente assunto. Bramante era stato davvero «luce & inventor de la buona & vera Architettura». Questo libro rende conto della sua creatività e dei non pochi problemi che le sue opere ancora pongono, segno della loro perenne vitalità. Il disegno architettonico, i rilievi eseguiti con i più moderni strumenti di rilevamento laser-scanner, le tecniche costruttive, i modi della progettazione, la statica, l'indagine diagnostica su pietre e inchiostri impiegati nei fogli autografi di Bramante, effettuata con metodi non invasivi e con l'impiego di una strumentazione all'avanguardia, sono alcuni dei soggetti dei saggi che caratterizzano il libro. I contenuti del volume, e in particolare il notevole nucleo di studi sulla basilica di San Pietro, costituiscono pertanto un contributo determinante all'analisi critica del Bramante romano.