"Questo libro racconta di un’esperienza fuori dal comune che i suoi autori e le sue autrici si sono trovati a vivere in questi anni: la creazione delle prime cliniche legali italiane e i loro primi anni di attività. Un modo per raccontare quest’esperienza è di descriverla come un esempio di quella pratica riflessiva che costituisce una delle caratteristiche distintive della metodologia clinica.
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Per pratica riflessiva si intende qui la capacità di riconoscere il proprio rapporto epistemico con la realtà, il proprio modo di conoscere e interpretare i fatti, gli schemi di riferimento, le assunzioni tacite utilizzate nella selezione e nell’attribuzione di significato alle cose e agli eventi. Alla base di tale pratica vi è l’assunto costruttivista che queste forme mentali ed emotive non si limitano a rappresentare lo stato delle cose ma le rendono in qualche modo conformi a sé stessi. L’esperienza delle cliniche legali nasce proprio dalla riflessione, condotta all’interno di alcuni settori dell’Accademia, sul modo di intendere e di insegnare il diritto più diffuso nelle nostre università, nonché da un profondo senso di insoddisfazione nei confronti delle premesse culturali e politiche (che rimangono largamente implicite) su cui si fonda l’educazione che vi è impartita." (dalla presentazione di Marzia Barbera)
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