Il volume si propone di avviare la riscoperta, in modo critico, dell'opera di alcuni importanti autori calabresi, al fine di comprendere il reale significato del loro pensiero, il valore sostanziale del loro lavoro e il ruolo da essi rivestito nella cultura giuridica, filosofia, politica ed economica della modernità.
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Senza improvvide esaltazione senza ripiegamenti nostalgici sul passato, ma con un chiaro intento speculativo, capace magari di fornire strumenti utili per l'analisi di temi, e chissà anche per la soluzione di problemi, del nostro tempo e della nostra realtà meridionale. Si è preso avvio, pertanto, da un esempio di giuridicità legato alla sfera consuetudinaria e circoscritto territorialmente come quello delle Consuetudini di Catanzaro per poi soffermare l'attenzione sul pensiero di Gravina e Cavallari ed analizzare le riflessioni di fine Settecento di Aracri e Mattei e, quindi, tentare un completamento del quadro dell'evoluzione della cultura politica, giuridica ed economica calabrese attraverso la disamina dell'opera di Grimaldi, Raffaelli e Niutta. Con l'idea di fondo che il confronto e il dialogo tra storici e filosofi del diritto, tra giuristi positivi ed economisti costituisce un modo per realizzare l'unità sintetica di soggetto ed oggetto, il rapporto dialettico di teoria e prassi, l'incontro compositivo di istituzioni e comunità.
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